Barone Todaro della Galia un predicato nobiliare estinto

Ricerca storica di Severino Tognoni

Premessa

Sono contento di far conoscere ai miei parenti il risultato del lavoro sull'albero genealogico della famiglia di mia madre Palmira Todaro.

Mia madre ha continuato per anni a declamare l'origine aristocratica della sua famiglia, provocando spesso la nostra ilarità; la prendevamo in giro con evidente sua sofferenza.

Mi trovavo a Milano a casa del mio amico e collega Guido Giunipero della famiglia dei Giunipero di Corteranzo, e mi raccontava delle sue ricerche per ricostruire l'albero genealogico dei Giunipero. Mi mostrava con orgoglio i documenti acquisiti che portava a ritroso, fino a circa al "1500" la storia della sua famiglia.
Raccontai della mamma e ne fu sorpreso.
Mi chiese di attendere e prese da uno scaffale un annuario araldico del Regno d'Italia.
Alla voce Todaro della Galia c'era un piccolo trafiletto con la descrizione settecentesca della famiglia. Mi disse che nessuna menzione si faceva dei successori ed eredi.
Nessuno aveva dato più notizie.
Preso dalla curiosità di scoprire le vicissitudini della famiglia Todaro negli anni, mi sono dato da fare nel biennio 1999 e 2001, a iniziare un percorso di ricerca che all'inizio sembrava arduo ma che strada facendo, si rivelerà ricco di sorprese.
Il tutto mi ha appassionato ed ho trovato molto interessate barcamenarmi fra i vecchi documenti presenti negli Archivi di Stato di Palermo e Trapani, nonché nei Comuni di Palermo e Partinico.

Arme dei Todaro della Galia

Era mia intenzione cercare una conferma delle notizie che circolavano in famiglia, raccontate senza alcun supporto cartaceo, inoltre coloro che potevano realmente sapere qualcosa erano tutti deceduti.

I miei cugini si sono prodigati a cercare nei ricordi il filo della matassa che ci permettesse in qualche modo di legare la nostra famiglia al mondo dell'aristocrazia caduta in "bassa fortuna" come usava dire mia madre Palmira.
Negli Archivi di Stato visitati, ho ricevuto l'aiuto sperato senza riserve come pure nel municipio di Partinico.

Durante il lavoro mi sono imbattuto in omonimie che mi hanno portato occasionalmente fuori strada ma l'errore mi ha permesso di conoscere nuove famiglie dal cognome Todaro che nulla avevano a che fare col nostro ramo familiare.
Proprio all'inizio del secolo mi sono recato a Palermo e a Trapani e ho ricostruito buona parte dell'albero genealogico della famiglia.
Mi scuso delle imprecisioni nel ricostruire gli avvenimenti, e mi scuso anche dei molti buchi nel racconto per l'assenza di documenti a conferma.

Ho ritenuto il "viaggio" nella ricerca un irripetibile, affascinante e fantasioso gioco di memoria.

Didattica della metodologia di ricerca adottata.

Cosa fare nella ricerca storica degli antenati nostri parenti.

Il primo passo da fare per una ricerca sulle origini della propria famiglia è quello di recarsi nel municipio del defunto antesignano, e chiedere lo Stato di Famiglia Storico, da questo si evinceranno:

a) La composizione dei componenti familiari negli ultimi quarant'anni.
b) Luogo e data di nascita dei vari componenti con il nome del padre e della madre di ognuno.
c) Eventuali annotazioni a margine.

Per ricercare la situazione familiare di un periodo anteriore i quarant'anni, bisogna recarsi all'Archivio di Stato per competenza territoriale, dove vengono trasferiti tutti i documenti anagrafici dei comuni. E' necessario fare attenzione al luogo di nascita di ognuno dei componenti, è in quello che si troveranno i Registri di Nascita originali.

Facciata di un Archivio di Stato

Nell'Archivio di Stato vengono depositati anche i contratti di matrimonio e contratti dotali (ambedue parti importanti della ricerca storica sulle famiglie borghesi e nobili; sono generalmente redatti e trascritti da un notaio che li conserva nel suo archivio fino alla sua morte. I successori del notaio si prendono cura di trasferire i documenti all'Archivio Notarile oppure all'Archivio di Stato (in quest'ultimo fino al 1863).

Dai contratti di matrimonio si traggono le informazioni sui titoli e le proprietà di ognuno dei congiunti con le regole stabilite nel matrimonio (si fa attenzione al nome della sposa, che acquisisce il nome del marito e pertanto il notaio farà menzione oltre al nome acquisito, anche il nome della famiglia di nascita, soprattutto in presenza di titoli nobiliari, nonché le proprietà che entrano nel patrimonio della neo famiglia).

I comuni crearono l'anagrafe con i Registri delle nascite attorno al 1815/1820 in periodo napoleonico, dunque per le ricerche antecedenti queste date fanno fede, come detto, i contratti di matrimonio e i Registri di Battesimo tenuti dai parroci; il certificato di battesimo era anche certificato di nascita con indicati i nomi dei genitori e i loro eventuali predicati.

Per avere accesso agli archivi parrocchiali e vescovili bisogna dotarsi di una presentazione fatta da un prelato altrimenti verrà negata qualunque consultazione.
La mia presentazione è stata fatta dal vicepresidente della Commissione dei Beni Artistici della Chiesa, Mons. Don Valerio Vigorelli (Scuola Beato Angelico Milano).

I notai avevano e hanno tuttora gli elenchi dei loro clienti, pertanto da un nome si può risalire agli altri notai che hanno curato gli interessi degl'altri membri della famiglia con le loro proprietà, eredità e donazioni.

Per chi esegue ricerche antecedenti il 1800 la conoscenza del latino si rende necessaria poiché questa era la lingua ufficiale del diritto.
Alcune famiglie nobiliari sono descritte e indicate nelle pubblicazioni storiche del tempo, rintracciabili nelle biblioteche comunali.
È inutile ricordare che è poco proficua una ricerca su una famiglia siciliana in una biblioteca lombarda o marchigiana anche se ben fornita.

Nella quasi totalità dei casi la ricerca produce un mosaico di notizie che vanno assemblate in maniera coerente con segnati i dati di prova relativi.

Annotazioni necessarie relative ai documenti scoperti:

  • Tipo di documento e luogo del ritrovamento.
  • Autore, editore, data di stampa e indicazione della pagina.
  • Archivio di provenienza. Annotare con cura il numero del fascicolo in visione che vi viene presentato: gli archivi statali per guadagnare spazio mettono insieme documenti che trattano argomenti simili; (riporli nell'ordine che avevano all'inizio).
  • In tutti gli archivi non è permesso fotografare i documenti, ma di valutarli nella sala di lettura e consultazione negli orari di apertura. Alcune città hanno dotato i propri archivi di fotocopiatrici che a pagamento fanno le copie delle pagine che vi interessano. Cio viene eseguito dal personale preposto allo scopo.
    Da un decennio ormai è possibile consultare testi e documenti in digitale e farne copia.

Durante le mie ricerche mi sono stati presentati dei fascicoli inutilizzabili perchè rimasti all'umido per troppo tempo.

Visione generale dei fatti storici che investono il titolo nobiliare di Barone della Galia.

L'aristocrazia siciliana è stata una delle più chiuse e una delle più "classiste", usando un termine comprensibile di separazione sociale in classi; (la mamma Palmira Todaro ne era l'esempio lampante di classismo imbevuto di opportunistica carità cristiana).
I nobili siciliani conducevano una vita oziosa, fatta di tavoli da gioco, sfruttamento di solfatari e contadini e villeggiature nelle loro dimore al mare o in campagna.

Cadere in "bassa fortuna" era normale e una volta squattrinati, trasferirsi presso famiglie borghesi (parvenu) desiderosi di appartenere a un mondo che li aveva da sempre esclusi.

La mamma diceva: "nessuno può comperare la nascita e la nascita è un gran caso. Siete nati signori e nessuno ve lo potrà mai togliere".

Dal 1621 si menziona un certo Benedetto Todaro Y Orsorio funzionario al seguito del re spagnolo Filippo IV di spagna. Fin dai primi anni del suo mandato fu gabelliere di Librizzi.

Il ruolo di esattore delle imposte o gabelliere (la gabella era un'imposta che gravava sul consumo di alcuni beni primari), era un odioso mestiere al servizio del re e veniva affidato a uomini di provata fede o ad aristocratici di rango inferore presenti a corte.

Nella famiglia Benedetto Todaro, l'incarico fu affidato ai figli di Vincenzo, JoseAntonio e di Ignazio che dagl'inizi del 1700 furono nominati in sequenza tesorieri di Monte S Giuliano.
Altri membri della famiglia fra cui FernandoFelice e Lorenzo, rispettivamente nipoti di Vincenzo e Ignazio, continuarono nell'esazione delle imposte nella città di Erice, Valderice, Bagio.
Come già detto sopra, l'esazione delle imposte era di preferenza affidata a nobili che avevano dato prova di fedeltà alla corona e gestito onestamente l'esazione.

La grande abilità del funzionario pro tempore Todaro, non nobile ma buon amministratore, aveva intuito l'evolversi dei tempi

- con scaltrezza, sapeva eludere i maneggi dei tristi e degli invidiosi - ... l'accorgersi che l'aristocrazia feudale-fondiaria, con la quale si era identificato l'assolutismo, era in declino lento e irreversibile ...(2)

Al re Carlo II d'Asburgo seguì il re Filippo V, seguì ancora, il breve periodo dei Savoia con Vittorio Amedeo II e la Sicilia entrò nei possedimenti di Carlo VI.

L'isola passerà infine sotto il controllo dei Borboni.

I funzionari Todaro e principalmente Felice (figlio di Ignazio), continuavano a servire il Re nel loro ruolo di esattori ma sentirono presto la necessità di dotarsi di un titolo nobiliare spendibile a corte, impararono presto a barcamenarsi nel marasma politico del tempo rimanendo nella funzione e questo gli servirà a raggiungere lo scopo.
Siamo negli anni di transizione a cavallo del regno di Carlo VI e il Regno di Sicilia dominata dalla stirpe dei Borbone.
Todaro Antonio, pronipote di Vincenzo Todaro, sa come ingraziarsi i nuovi regnanti mantenendo fede all'impegno di onesto funzionario.

Siamo nell'anno del signore 1753, Antonio Todaro succede al padre Felice e compera dalla Regia Corte la distinzione di "Don" da aggiungere al nome per la somma di "onze quaranta".

C'è nell'agire qotidiano, una forte volontà dei Todaro di accedere al mondo nobiliare.

La famiglia ha le carte in regola per farlo: sono ambiziosi e ricoprono già un ruolo pubblico che amministra denari.

Come riporta lo storico Francesco Luigi Oddo:

“Tria etenim, secundum Andream Siculum, ad nobilitate requirunt, nempe ut sis nobilis natalibus, honorum huc conspicuus et dives patrimonio” (Tre cose si richiedono per aspirare alla nobiltà, esser nobili per nascita, o illustre per cariche ricoperte, o possessore di cospicuo patrimonio).

Nella pratica, come sottolinea ancora il Fontana

“la chiave dell'accesso ai ranghi della nobiltà è il censo.
Con mezzi adeguati l'attribuzione dello status era immediata, così come la sua perdita conseguente alla penuria”.

Infatti, a proposito della ricchezza, sempre di Francesco Luigi Oddo si legge:

“poiché per mezzo di essa si conserva il decoro et il nobil modo di vivere e si acquistano i gradi e la dignità, e anche si fanno i matrimoni nobili e qualificati, per le quali la nobiltà cresce e si affina; che all’incontro la povertà e il bisogno fanno avvilire la nobiltà e necessitano il suo possessore a degradare et a fare quel che non convenga al suo stato; che però i medesimi legisti dicono che la nobiltà non accompagnata dalla ricchezza sia di poca stima”. (sic!!)... e Salvatore Malato 1800, che sposò Maria Todaro baronessa della Galia.

Acquisto di proprietà terriere dei Todaro

Si presenta una occasione di acquisto di terre agricole e una salina; (nel 1770 "la salina di Galia trattasi di salme 10.10 di terre di Trapani"), nel territorio di Trapani, già di proprietà di un certo membro della famiglia Capibrevi di Giovanni Luca Barberi un debitore del fisco, (Proprietà Fondiaria del territorio di Trapani 1697).

Il Don Todaro ne salda i debiti con il proprio patrimonio personale e diviene proprietario terriero (notaro Antonio Patrìco), non solo di beni immobili e fondi agricoli, ma anche di persone, servi della gleba, semischiavi legati da sempre e per sempre, alla terra che coltivano e alle saline a cui accudivano.
Siamo nel periodo del Regno di Sicilia di Carlo III di Spagna.

Nella mente del Don Felice Todaro (figlio di Antonio e pronipote del capostipite) c'è da tempo l'idea di diventare membro nobile della Corte reale.
Il nuovo Re Carlo VI, vede di buon occhio questo desiderio e ne favorisce l'accesso con nomina reale.

Era il re a stabilire chi doveva essere investito del titolo nobiliare.

La gerarchia dei titoli nobiliari italiani che per secoli si manterrà intatta, fu modificata solamente a metà del '900, con decreto reale che ne stabilì i termini e il riconoscimento, valido a tuttoggi, destinato solo a coloro che ne avevano diritto per discendenza; nessuna nuova investitura o titoli sarebbero stati concessi.

Corone nobiliari distintive

Il Baronato

- In ordine troviamo: Principe, Duca, Marchese, Conte, Visconte e Barone.

Nel tempo il baronato fu un titolo di grado inferiore, l'ultimo nella scala gerarchica e lo si poteva ereditare o acquistare secondo delle regole consolidate nel tempo.

Il Re concedeva, il titolo a borghesi o proprietari terrieri capaci di garantire alla casa reale imposte e soldati.
Il titolo di Nobile concesso per particolari meriti, esentava da questa incombenza, chi ne era investito.

- La Coscrizione Militare obbligatoria da parte degli stati avverra a seguito della creazione dell'anagrafe delle nascite, mezzo sicuro di registrazione della popolazione maschile e femminile.
Fino a quel momento il reclutamento veniva fatto dai nobili proprietari terrieri.

Nell'anno 1766 il Don Felice Todaro viene nominato Barone con il predicato di Barone Todaro della Galia. Il nostro neo nobile è¨ ben contento di adempiere agli obblighi dati dal suo nuovo ruolo di aristocratico; la nomina lo pone al servizio della Casa Reale borbonica con nuovi privilegi.

Anni di guerre e sconvolgimenti sociali si susseguono in Europa, in questi movimentati tempi, la Sicilia rimane ai margini di ciò, nel suo mondo di conservatorismo, arrivismo e parassitismo.

In Sicilia giungono voci di tumulti e rivolte, nei territori amministrati.
In Francia la rivolta popolare prende forma e i tumulti degenerano in rivoluzione.
In Sicilia giugono notizie farcite di allarmi ingiustificati e i governatori dell'isola delle varie piazze, Marsala, Siracusa ed Augusta, fanno cenno di tentativi di infiltrazione con l'intento di provocare la rivoluzione.

Operai delle saline di Trapani

"... che dopo la presa della Bastiglia e l'abolizione della feudalità  (14 luglio-3 agosto 1789)" si cominciò² a parlare di infiltrazioni in Sicilia di emissari di clubs francesi per fare propaganda rivoluzionaria ...".(3)


La paura fa capolino nella famiglia Todaro, ormai nel mondo nobiliare e dunque possibile obiettivo dei rivoluzionari.

In ogni caso è certo che a Trapani in quei mesi si respirava aria di sospetto e i funzionari, nobili e proprietari avevano delle giuste preoccupazioni sul loro futuro.(4)

Nell'attesa degli eventi Felice Todaro riunisce la famiglia composta dalla moglie (Sigalesio o Sagalesio Maria) e dai sei figli: Michele, Antonio, Lorenzo, Ignazio, Vincenzo e dell'unica femmina MariaAurora.

Tutti concordi i familiari decidono di vendere le proprietà e spostarsi altrove.

Il titolo nobiliare di Barone della Corona, la disponibilità di denaro dava ai membri della famiglia la sicurezza di un facile inserimento nei gruppi aristocratici di qualunque città della Sicilia.

Una cosa era certa la prima tappa sarebbe stata Palermo.
Bisogna precisare che già da tempo Felice Todaro aveva lasciato l'incarico reale di esattore delle imposte, per dedicarsi alla gestione del suo latifondo e della salina.

Gli eventi complicano le cose: i fatti di Francia e l'ascesa di Napoleone non rendono il futuro sicuro per i prossimi anni.

Il titolo nobiliare è al sicuro e passa per discendenza al figlio primogenito, in linea maschile. (Diritto di maggiorasco).

I Titoli Nobiliari spagnoli e piemontesi prima e dei Savoia dopo, si ereditano per linea maschile.(5)

I componenti della famiglia Todaro, come deciso partono per Palermo eccetto uno Antonio, che si ferma a Partinico (sarà l'antesignano del nostro ramo).

Tutti i Todaro raggiunta Palermo, troveranno posto nelle amministrazioni pubbliche dei Borboni prima e dopo del Regno d'Italia.
Siamo nel 1793 e Antonio rampollo cadetto dei Todaro della Galia si fermerà a Partinico dove acquisterà alcuni terreni e una torre di avvistamento sul mare. (Censimento delle proprietà nel Municipio di Partinico).

Come si viaggiava nel '700, nobili e borghesi.

Una lettera del nonno Todaro Vincenzo Ignazio. (con la dicitura vergata a mano di "proprietario"), ancora presente nei registri del Municipio, dichiara i beni posseduti e il conseguente diritto alla esenzione dal Servizio Militare per se e per i maschi della sua famiglia. (Questa lettera l'ha vista anche mio cugino Enzo Todaro che mi accompagnava nelle ricerche.)

All'inzio dell'800 la famiglia Todaro à divisa da interessi vari in luoghi diversi.
Il titolo nobiliare fregia il nome dell'avvocato Agostino Todaro.
Nuovi capovolgimenti storici colpiscono la Sicilia: nasce il regno delle due Sicilie e tutti i titoli nobiliari sono in auge e lo saranno fino all'arrivo di Garibaldi che dona la terra dei Borboni conquistata, al Re di Piemonte Vittorio Emanuele II.
Il nuovo re riconosce tutti i titoli nobiliari e crea all'uopo una commissione araldica "Consulta Araldica Siciliana" (7) per il ricoscimento Reale del diritto quale discendente.

Agostino Todaro barone della Galia studioso di botanica, Senatore del Regno, grande giurista, entra nella storia non da nobile del feudo della Galia, ma da scienziato e studioso.
Il suo abbandono del mondo aristocratico palermitano è evidente, non si preoccupa di far trascrivere e riconoscere il suo titolo nobiliare.

Il professore Agostino Todaro era conosciuto con il suo predicato "della Galia", trascritto in ogni certificato anagrafico e pertanto usato in ogni suo atto compresi i riconoscimenti universitari.
Significativo è il fatto che il predicato non compare nella nomina a Senatore del Regno 1879 - della XIIIª Legislatura - con il re Umberto I° di Savoia, poiché è in quegli'anni che il docente Agostino sposa alcuni ideali sociali che lo porteranno alla rinuncia del titolo nobiliare o meglio la volontà di non ottenere il riconosciuto dalla Consulta Araldica Siciliana, "... nessun riconoscimento e ottenibile per omissione di presentazione".

La nobiltà può essere espressa in vario modo; perlopiù si suole parlare di nobiltà di diritto e di nobiltà di fatto ed è a quest'ultima che Agostino vuole appartenere, dunque accetta solomente la «titolatura».

Si possono fare alcune precise distinzioni storico-giuridiche tra «nobiltà» e «titolatura», consistendo la prima in uno status familiare o personale e la seconda avendo origine in una concessione appoggiata a un predicato feudale o al cognome soltanto.
Vennero frequentemente concessi titoli senza predicato dal Sacro Romano Impero, dagli Estensi, Gonzaga, Farnese e solitamente dalla Santa Sede (Arnone, Diritto nobiliare italiano, Milano, 1935, 171 s.).

Le differenze tra titolati e nobili se si osserva la situazione inglese: qui, innanzitutto, la nobiltà è a rigore costituita dai soli «pari» (gerarchicamente divisi in duchi, marchesi, conti, visconti, baroni), dotati tutti di titoli primogeniali, la cui titolarità è connessa all’esercizio delle funzioni legislative e giurisdizionali, mentre a tutti gli altri membri delle famiglie dei pari non compete alcun titolo o trattamento (se non di mera cortesia). Pubblicazione:

(Gayre Of Gayre, Lo status nobiliare della aristocrazia non titolata nelle Isole Britanniche, in Rivista araldica, 1953, 230-238)

La cosiddetta nobiltà di fatto spesso è stata il presupposto di quella di diritto; per converso la perdita della prima ha talvolta potuto far venir meno la seconda.
(Corpo della Nobiltà Italiana - Scritti di Diritto Nobiliare Italiano 60° Anniversario della Fondazione - Torino 12 ottobre 2018)

"... petizioni o documenti che non siano estesi ..."

Alla morte del Barone Agostino il figlio Antonio Todaro Avvocato palermitano e studioso (6), già Ufficiale Mauriziano, unico erede, prepara una memoria per il riconoscimento del titolo nobiliare di Barone della Galia. (Documento in mio possesso ma lo scarso interesse dei miei figli, è introvabile seppur in casa a Manfredonia).

Antonio Todaro sposa una delle figlie dell'avvocato ZIINO di Palermo. (Ho conosciuto personalmente questa famiglia e mi sono stati dati alcuni importanti documenti).

Disgraziatamente Antonio Todaro muore senza eredi e senza che la sua domanda di riconoscimento del titolo nobiliare sia accolta.

Insomma il titolo di Barone della Galia si estingue poiché nessuno della parentela collaterale dei Todaro lo reclama.

(Nello stato repubblicano i predicati sono desueti e vengono menzionati solo se fanno parte integrante del cognome del titolare.
Nel parlare comune i predicati nobiliari sono segno di rispetto e qualificano chi lo porta, ma hanno perso ogni valore giuridico.)

Il nostro trisavolo Antonio Todaro, papà di Vincenzo (1822), a sua volta papà  di VincenzoIgnazio Todaro (nostro nonno) vive a Partinico come proprietario terriero ed entra a pieno titolo nella sfera borghese dei luoghi.

Il nonno riceve l'incarico di Ufficiale del Dazio e si trasferisce con la famiglia a Palermo per entrare nel comando del presidio Daziario di Mezzo Monreale. Stabilitosi a Boccadifalco borgata di Palermo, costruisce una casa a tre piani dove abiterà con la famiglia per quaranta anni. La casa cadrà sotto i bombardamenti americani sull'aeroporto di Boccadifalco nel luglio del 1943.

Composizione della Famiglia Todaro

Todaro Vincenzo il (capostipite 1822) ebbe quattro figli maschi: Vincenzo, Antonio, Felice, Giacomo e due figlie: Aurora e Maria Adele

Antonio Todaro (1856) ebbe quattro figli maschi: VincenzoIgnazio, Lorenzo, Felice, Giuseppe e la figlia Giuseppa.

Felice Todaro (1899) si trasferirà a Siracusa ed ebbe cinque figli: Palmira, Desdemona, Tecla, Edda e Raffaele.

Palmira Todaro (1920) sposerà un affermato commerciante di nome Lo Bello che sarà il padre di Concetto Lo Bello (1924) che diverrà un famoso arbitro internazionale.

I figli di mio nonno VincenzoIgnazio Todaro (1894), sposerà la signorina Rosa Contorno di Boccadifalco, ed ebbero cinque figli: Filippa (deceduta all'età di 13 mesi), Giovanni, Antonio, Filippo e Palmira.

Giovanni il primogenito, sposerà e avrà cinque figli:

Antonio che affettuosamente chiamavamo zio Nenè

Filippo

Palmira Todaro sposò nel 1946 Vittorio Tognoni sottufficiale dell'Aeronautica Militare Italiana e hanno avuto cinque figli: Severino Tognoni, Mauro Tognoni, Adriana Tognoni, Renato Tognoni, Antonio Tognoni

Solo il prozio Lorenzo viene a conoscenza della morte senza eredi di Antonio Todaro e vorrebbe reclamarne il predicato.
Non ci riesce per l'incapacità  di ricostruire l'albero genealogico familiare e presentare alla Regia Commissione Araldica (Consulta Araldica Siciliana) una valida domanda di riconoscimento.

Conclusione

"La mamma Palmira Todaro con in braccio mio fratello Antonio. A sinistra mia sorella Adriana e a destra Renato

Nel recente dopoguerra con l'avvento della Repubblica, si è perduto il valore giuridico del titoli nobiliari nessuno pertanto fa più caso all'origine familiare seppur nobile.

Posseggo documenti e foto datemi dalle varie persone incontrate e sono in grado di fare il punto su tutta la faccenda. (La cartella con i documenti si trova nella casa a Manfredonia dove abita la mia famiglia e i miei figli non la trovano, mi ripropongo di cercarla personalmente).

Non è stato possibile procedere al perfezionamento della ricerca nell'archivio Vescovile di Palermo poiché illo tempore era in fase di archiviazione digitale.

La mamma Todaro Palmira della Famiglia dei Todaro della Galia ci ricordava sempre la nostra nascita, voleva che parlassimo la lingua italiana (rifiutando il dialetto quale idioma familiare), che si stesse a tavola in maniera educata e che ci abituassimo ai modi gentili ed educati con tutti.

Nel suo insegnamento materno non dimenticò mai di ricordarci le regole dettate dall'onore, che era un dono che facevamo a noi stessi.

Era un modo di dire che "... non è un signore chi dice di esserlo, e signore chi accetta e applica le regole di questi".

Una delle situazioni rilevate nelle famiglie nobiliari era la ricorrenza dei nomi del capostipite e dei fratelli.
Per le figlie la cosa era diversa era abitudine dare il nome della mamma dello sposo.

"La mamma Palmira Todaro fotografata nel villino Rosalia dove abitavamo.

I documenti che ho raccolto sono sufficienti e si può presentare la richiesta di riconoscimento del predicato.

C'è da dire, che solo i Todaro possono fare questo poiché spetta a loro il titolo: non so se i miei cugini Calogero, Antonio oppure Enzo vogliono preparare la documentazione e sostenere il colloquio sull'argomento.
Noi Tognoni con i Contorno possiamo solo aggiungere al nostro nome ".. della famiglia dei Todaro della Galia".

I documenti raccolti sono a Manfredonia.

Le pubblicazioni araldiche hanno preso l'abitudine di arricchire le informazioni sui titoli nobiliari a pagamento, pertanto è necessario vedere la data di stampa che deve essere sempre antecedente al 1960, per avere la certezza che ciò che è stato stampato corrisponde al vero.

Todaro è un Cognome di origine spagnola molto diffuso anche a Venezia.

Breve bibliografia (incompleta):
(Giuseppe Abate Trapani XXXI Duchi principi e baroni) 31.1.
Oddo Francesco Luigi: Un trapanese vuol diventar nobile. (1997)
Serraino Mario : Storia di Trapani. Corrao Editore (1976)

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